Non è mai troppo presto per iniziare a festeggiare, introduzione pre-invernale alle bevute di Natale!
Ognuno di noi ha nel bagaglio di tradizioni un particolare rito legato al Natale e al periodo invernale, che sia ritrovarsi con gli amici di sempre, rivedere un film o una serie tv o mangiare un piatto in particolare. Qualunque sia la vostra tradizione, abbiamo pensato ad una selezione di birre che possa accompagnarci nei mesi più freddi dell’anno e durante le festività. Alcuni dei principali Paesi birrari del mondo hanno tradizioni storiche legate a questo periodo dell’anno, ma sono altrettanti i birrifici nel mondo che lo interpretano alla loro maniera. Se le bevute più tradizionali comprendono stili ricchi e morbidi, dove sono le note del malto a fare da padrone, i birrifici che rappresentano al meglio le bevute inglesi del periodo invernale sono Ridgeway e St. Peters. Il primo rappresenta, ormai, un punto di riferimento per le birre di Natale con i suoi elfi a cattiveria crescente, da Bad Elf, Pale Ale luppolata con Cascade, ad Insanely Bad Elf, Red Ale particolarmente intensa, passando per birre come Lump of Coal, Stout a tendenza cioccolatosa ispirata al carbone di zucchero. Winter Ale e Christmas Ale, sono invece le due proposte invernali di St. Peters: accomunate dalla struttura maltata, nel primo caso sono le note di toffee a fare da padrone, mentre nel secondo emerge una piacevole vena fruttata. Gli amanti del birrificio che vogliono assaggiarle entrambe avranno l’occasione di farlo grazie al Xmas Gift Pack St. Peters che le contiene insieme al bicchiere dedicato. (cod. B203GFP). Bevuta di stampo tradizionale, ma in stile completamente diverso dalle precedenti, è la proposta di Brasserie de la Senne: in Winter Mess si combinano il calore avvolgente di una birra natalizia e l’amaro pulito a cui ci ha abituati il birrificio. Per chi è alla ricerca di bevute più moderne e dissetanti, sono diverse le birre in arrivo da BrewDog, Mikkeller e TO OL. Continue readingDal 17 al 20 novembre saremo al Gluten Free Expo di Rimini con una selezione di birre senza glutine, deglutinate e senza lattosio, in fusto, bottiglia e lattina.
Negli ultimi anni si è registrato un aumento considerevole di persone affette da intolleranze e allergie di tipo alimentare. Parallelamente è cresciuta anche l’offerta di prodotti dedicati: cibi e bevande free-from, che permettono a tutti di condurre uno stile di vita non solo equilibrato, ma anche ricco di alternative. In particolare il mercato delle birre artigianali è in continua evoluzione e la proposta di birre gluten free sempre più ricca ed intrigante, si rivolge a tutti i palati con tantissime ricette e stili diversi. A questo proposito è necessario tenere conto della distinzione tra birre senza glutine e birre deglutinate. Nel primo caso si tratta di birre prodotte a partire da materie prime naturalmente senza glutine, come il sorgo nella G-Free di St. Peters, Golden Ale da 4.2% abv, luppolata con Amarillo che regala sentori agrumati ed un finale amarognolo e fragrante. Una birra deglutinata, al contrario, è una birra la cui quantità di glutine è inferiore alle 20 ppm (parti per milione) soglia consentita dal Regolamento CE 41/2009 affinchè un prodotto sia considerato senza glutine; in questo caso la quantità di glutine viene ridotta grazie ad un processo enzimatico in fase di produzione. Si tratta di una tecnica molto diffusa che permette ai mastri birrai di dar spazio alla propria creatività offrendo al proprio pubblico birre di grande interesse.È il caso della ormai conosciuta Vagabond, Pale Ale deglutinata di BrewDog, ma anche di tante birre dei danesi Mikkeller e TO ØL. Continue reading
Il nuovo anno è arrivato e, prima di tornare al tran tran quotidiano, ci piace dare uno sguardo a quanto fatto finora per guardare a un 2017 entusiasmante e stimolante.
Il nostro 2016 ha visto l'inserimento di tre nuovi birrifici da tre nazioni diverse:
- Stone Berlin (Germania): il birrificio californiano, tra gli artefici delle Craft Beer Revolution americana, ha aperto l'attesa sede europea, scegliendoci per la distribuzione sul territorio italiano. Birre che hanno fatto la storia nella scena artigianale statunitense, come Stone Ipa, Arrogant Bastard Ale e Ruination Ipa, nel 2017 saranno una realtà consolidata nei formati in lattina e fusto kkeg.
- Black Sheep Brewery (UK): birrificio dello Yorkshire, nato da un'idea di Paul Theakston, dopo l'uscita dall'attività di famiglia. Black Sheep ha dato nuova linfa alla parte del nostro assortimento legata alla tradizione brassicola anglossassone, a noi molto cara.
- Oedipus (Paesi Bassi): ultimo in ordine cronologico ad unirsi a noi e primo birrificio olandese che abbiamo iniziato a distribuire. Realtà che si aggiunge alle tendenze moderne ispirate alle produzioni luppolate del Nuovo Mondo, Oedipus ci ha incuriosito per la creatività nella scelta di materie prime terze e per la capacità nel saperle usare.
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Un mostro di equilibrio e bevilità. Potrebbe essere riassunta così la nuova birra presentata da Black Isle Brewery. La Goldeneye è una pale ale da 5,6 gradi alcolici dal bel colore ambrato vivo. Il naso è fragrante con belle note di luppolo (agrumi in particolare) che vanno a fondersi benissimo con quelle di biscotto e di caramello. In bocca la birra è morbida nell'attacco e, come sempre, luppolata con grande equilibrio (le luppolature di Black Isle non sono mai esagerate). Lunga e asciutta nel finale. Irresistibile con questi primi giorni di caldo.
Qualche giorno fa abbiamo ricevuto la visita di Jason Pond, capo della produzione di Brewdog e ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere. Abbiamo parlato di Brewdog e di birra ovviamente, ma anche della sua storia e del suo percorso: dalla California si è trasferito in Colorado nel 2008 insieme alla fidanzata, lavorando per Oskar Blues prima e per poi tornare sulla costa da Firestone Walker. Ci racconta che trasferirsi in Europa circa un anno fa, e lavorare per Brewdog, è stato un cambiamento importante soprattutto per quanto riguarda lo stile di vita, decisamente meno frenetico e più tranquillo, fatta eccezione per il lavoro. Brewdog è una delle realtà che è cresciuta e continua a crescere più velocemente in Europa e il ruolo che svolge nel panorama birrario europeo è molto simile a quello degli Stati Uniti all’interno della Craft Beer Revolution internazionale.
Quali pensi che siano le differenze tra il panorama europeo delle craft beer e quello statunitense?
Negli Stati Uniti la Craft Beer Revolution è iniziata in anticipo e oggi le produzioni artigianali hanno numeri più grandi. Questa è sicuramente una grande fortuna per l’Europa che può capire quali siano le tendenze che funzionano e quelle che non funzionano sul mercato e poi adattare la propria offerta. In ogni caso questa differenza oggi è molto meno marcata e anche negli States si guarda a quello che succede in Europa; basti pensare al grande interesse che c’è in questo momento per il mondo sour. Di fatto è quello che succede anche a Brewdog, essendo una realtà grande, spesso ha il ruolo di apripista di nuove tendenze.
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