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Qualche giorno fa abbiamo ricevuto la visita di Jason Pond, capo della produzione di Brewdog e ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere. Abbiamo parlato di Brewdog e di birra ovviamente, ma anche della sua storia e del suo percorso: dalla California si è trasferito in Colorado nel 2008 insieme alla fidanzata, lavorando per Oskar Blues prima e per poi tornare sulla costa da Firestone Walker. Ci racconta che trasferirsi in Europa circa un anno fa, e lavorare per Brewdog, è stato un cambiamento importante soprattutto per quanto riguarda lo stile di vita, decisamente meno frenetico e più tranquillo, fatta eccezione per il lavoro. Brewdog è una delle realtà che è cresciuta e continua a crescere più velocemente in Europa e il ruolo che svolge nel panorama birrario europeo è molto simile a quello degli Stati Uniti all’interno della Craft Beer Revolution internazionale.

Quali pensi che siano le differenze tra il panorama europeo delle craft beer e quello statunitense?

Negli Stati Uniti la Craft Beer Revolution è iniziata in anticipo e oggi le produzioni artigianali hanno numeri più grandi. Questa è sicuramente una grande fortuna per l’Europa che può capire quali siano le tendenze che funzionano e quelle che non funzionano sul mercato e poi adattare la propria offerta. In ogni caso questa differenza oggi è molto meno marcata e anche negli States si guarda a quello che succede in Europa; basti pensare al grande interesse che c’è in questo momento per il mondo sour. Di fatto è quello che succede anche a Brewdog, essendo una realtà grande, spesso ha il ruolo di apripista di nuove tendenze.

Questo vuol dire confrontarsi con la sperimentazione e la creazione di nuove ricette.. Certo, questo necessita uno studio approfondito delle materie prime e del loro utilizzo. Creare qualcosa di nuovo non significa per forza utilizzare gli ingredienti più disparati o l’ultima varietà di luppolo sperimentale disponibile sul mercato. Le varietà che utilizzo più spesso e che mi piacciono di più sono Cascade e Centennial che mi garantiscono aromaticità, sentori fruttati e talvolta quasi dolci.

All’interno di Brewdog come nasce una nuova birra? Oggi Brewdog porta avanti diversi progetti di sperimentazione, uno di questi è Overworks che si fonda sullo studio e lo sviluppo di fermentazioni acide/spontanee. Ci sono sicuramente birre molto interessanti in botte in questo momento, saranno disponibili già al prossimo AGM. Parallelamente inizierà Fanzines: rilasceremo una birra ogni 2 settimane per i prossimi sei mesi, a tirature molto limitate. L’idea è quella di lasciare a tutti i birrai spazio di espressione, sperimentando con batch ridotti, stili e ricette nuovi. In generale comunque c’è sempre grande confronto all’interno del team sia per quanto riguarda i mastri birrai che gli altri colleghi: chiunque lavori da Brewdog è appassionato di birra e ha modo di esprimere le proprie idee o avanzare proposte.

Parlando proprio del momento della produzione, che tipo di controlli fate sulle vostre birre? Brewdog è molto attenta alla qualità dei propri prodotti, l’analisi e la ricerca iniziano in campo, ogni anno cerchiamo di visitare le fattorie di produzione sia dei cereali che saranno maltati, sia dei luppoli negli Stati Uniti. A produzione terminata, poi, ogni lotto viene sottoposto ad analisi chimiche e panel di analisi sensoriale per un periodo che può raggiungere i 7 giorni proprio per creare una curva di evoluzione di quella birra. Ovviamente quando le dimensioni di un birrificio crescono in maniera così importante è necessario intensificare i controlli e rendere i parametri più restrittivi.

L’ultima domanda per Jason non poteva che essere sul panorama brassicolo italiano, abbiamo chiesto cosa pensi e cosa avesse bevuto. L’italia sta crescendo molto velocemente, il che è sicuramente molto interessante. Alcune birre sono particolarmente buone, mi viene in mente Tipopils del Birrificio Italiano, ci dovrebbero essere più birre così. Ed è proprio per questo che abbiamo deciso di intraprendere una collaborazione con loro che verrà presentata in Italia nelle prossime settimane.

Sicuramente una chiacchierata molto interessante non potevamo che concludere con un brindisi: abbiamo scelto Native Son, produzione per cui gli era stato richiesto espressamente di creare la sua birra ideale.