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Blog Ales&Co

  1. Tactical Nuclear Penguin


    Come ogni anno Sanremo fa parlare di sè (nel bene e nel male), ci intrattiene per quasi una settimana e ci regala un'idea del panorama musicale italiano. Quest'anno per noi è stato ancora più speciale degli altri anni, grazie ai Pinguini Tattici Nucleari, a cui facciamo i complimenti per il meritatissimo podio!
    Come hanno raccontato in più di un'occasione, i ragazzi di Bergamo hanno tratto ispirazione per il loro nome da una delle birre più celebri di BrewDog.

    La storica Tactical Nuclear Penguin prodotta da James Watt e Martin Dickie, aveva la gradazione alcolica di 32 % abv, che l'ha resa la birra più alcolica al mondo, avendo superato i 31 % di una birra prodotta in Germania da Schorschbraer.

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  2. Dry January

    alt Una campagna nata già negli anni quaranta in Finlandia e rilanciata ufficialmente dall’Alcol Concern inglese in collaborazione con il Public Health England, organo esecutivo che si occupa della salute pubblica nel Regno Unito. Viene invitata la popolazione ad astenersi dal consumo di bevande alcoliche dal primo all’ultimo giorno di Gennaio. In Italia questa tradizione non si è ancora radicata, ma abbiamo deciso di avvicinarci a questo modo di iniziare l’anno, dedicando il primo mese del 2020 a bevute a bassa gradazione alcolica. Un periodo che ci permetterà di restare fedeli ai buoni propositi e di avvicinarci ad un trend che sta a tutti gli effetti spopolando in tutto il mondo, in particolare tra i più giovani come spiegano diversi articoli in merito, tra cui questo della BBC News.Troppo spesso le birre a bassa gradazione sono vittime ingiuste di un pregiudizio molto forte e sono state sempre considerata l’alternativa triste destinata solo a chi deve guidare: siamo qui per raccontare che le cose sono cambiate. Le birre di cui parliamo oggi sono tutte accomunate dall’ottima bevibilità, ma si tratta di interpretazioni di molti stili differenti, in linea con la creatività di ogni birraio. Continue reading
  3. Sacred Spirits, the Spirit of Innovation

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    Una distilleria, ma anche un progetto di famiglia, Sacred Spirits nasce a Londra nel 2008, fondato da Ian Hart e Hilary Whitney. Non è un segreto che proprio nella capitale britannica si sia sviluppata la “Gin Craze” del diciottesimo secolo. È proprio in quegli anni che il gin diventa uno dei simboli della città, nascono centinaia tra distillerie e gin shop, e praticamente tutti lo bevono. Un boom nei consumi e nella produzione di gin che ha fatto sì che non sempre la qualità fosse messa al primo posto.

    Sacred Gin nasce a casa di Ian e Hilary con l’obiettivo di scrivere un nuovo capitolo nella storia del distillato più celebre di Londra. Ian, da sempre appassionato di gin, dopo una laurea in Scienze Naturali entra nel mondo di Wall Street, per poi decidere di abbandonarlo e rendere la sue passione un vero e proprio lavoro. Dalla selezione delle botaniche, allo studio legato alle tecnologie di produzione, Ian e la sua compagna hanno creato questa distilleria a loro immagine.

    Le botaniche selezionate sono tutte biologiche e tra queste spicca l’incenso, Boswellia Sacra in latino. Proprio l’incenso è la firma di Ian nella creazione dei suoi distillati. Dopo diverse ricette e tante prove di distillazione, sarà la ricetta n. 23 a colpire il palato del suo personale panel di degustatori, il pub di fiducia “The Wrestlers”.  Sono circa una dozzina le botaniche all’interno del Sacred Gin, tra queste spiccano ginepro, cardamomo, pompelmo rosa ed, ovviamente la radice di Boswellia Sacra.

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  4. Bermondsey Beer Trip

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    Tre giorni sotto gli archi a Bermondsey per scoprire il meglio del panorama craft londinese.

    Chiunque ami la birra artigianale e si trovi anche solo per qualche giorno a Londra non può resistere alla tentazione di passare qualche ora a Bermondsey. Quartiere a sud di Londra nominato “Best Place to Live” nel 2018 dal Sunday Thames, viene attraversato dalla ferrovia, diventata il cuore pulsante del fermento brassicolo londinese grazie agli arches che la sostengono. All’interno degli arches, birrifici storici e realtà giovanissime che nel week end aprono le proprie porte a curiosi ed appassionati, garantendo uno dei Pub Crawl più interessanti per il palato di un vero amante della birra artigianale. Vi portiamo con noi nel nostro viaggio, sperando possa servire di spunto nel vostro prossimo tour in Inghilterra.

    Sotto gli archi di Bermondsey si trovano tantissimi birrifici e proprio la vicinanza geografica rende piacevole visitarli facendo una passeggiata tra l’uno e l’altro. Abbiamo iniziato il nostro tour da The Kernel, uno dei primi birrifici ad essere nato sotto la ferrovia, conosciuto a livello internazionale per le bevute di grande eleganza ed equilibrio. Ci accoglie Evin, fondatore e birraio, raccontandoci la storia del birrificio e delle sue birre. Svelandoci qualche segreto, ci permette di entrare nel cuore del birrificio e scoprire la bottaia: una collezione di botti, tonneau e foudre usati per affinamenti, blend e talvolta anche per sperimentare con fermentazioni spontanee. Il birrificio non è aperto per visite al pubblico, ogni week end, è però possibile – come da tradizione - assaggiare le birre nella taproom adiacente che presto sarà rinnovata. Ci spostiamo di pochi passi per raggiungere Brew By Numbers, birrificio nato nel 2012 che propone bevute moderne ed interessanti giocando sullo studio di ricette nuove, stile per stile. Anche in questo caso il birrificio è molto piccolo, 3 archi collegati l’uno all’altro tra i quali si trova anche una taproom che vanta una tap line in continuo aggiornamento e frigoriferi ricchissimi di bottiglie e lattine: dalle più introvabili alle ultime release one shot. Dalla taproom accediamo direttamente al birrificio e, tra i tank, ascoltiamo la storia del birrificio ricevendo anche qualche anticipazione sulle prossime birre. Concludiamo la serata giusto un paio di archi più avanti dove da poco Moor ha aperto la sua taproom. Il birrificio di Bristol fondato da Justin Hawke ha scelto proprio il Beer Mile per trovare il suo spazio londinese. Ci accolgono musica hardcore, una taplist con le ultime release ed un calcio balilla a cui non si può far meno che giocare. Il grande classico che potrete trovare sempre da Moor è una proposta di birre in Cask o Pin da assaggiare e riassaggiare. La visita a questa Taproom ci riserva una sorpresa: l’assaggio di JJJ, proprio insieme ad una delle tre J: si tratta di una birra storica, un’Imperial Pale Ale – stile definito dai birrai stessi! disponibile solo una volta all’anno, creata in collaborazione da tre amici Justin, Jost e James, che oggi è proprio il Bar Manager di Moor Vaults. Continue reading
  5. MALTO - International Beer Expo

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    Malto International Beer Expo è un nuovo format creato da Unipol Arena. Un’importante esposizione sulle grandi birre artigianali italiane ed internazionali che si pone l’obiettivo di creare un punto di connessione tra i migliori birrifici artigianali ed il grande pubblico, passando per le vere star della manifestazione: i mastri birrai.

    Ales&Co è partner della manifestazione per la parte international: accanto a più di 40 birrifici Italiani, saranno con noi sabato 6 e domenica 7 maggio, 12 birrifici provenienti da Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Olanda, Norvegia e Stati Uniti. Troverete alla spina: Amundsen, Anspach&Hobday, BrewDog, Mikkeller, Moor, Oedipus, Partizan Brewing, Siren, Stone Brewing, To Øl, Whiplash e Wild Beer.
    Tutti i birrai, in arrivo dagli angoli più lontani d’Europa, apriranno durante la giornata dei fusti speciali da presentare in prima persona a tutti i fan e gli appassionati, ma soprattutto terranno Workshop e Conferenze in cui potranno raccontare la propria storia e far assaggiare delle produzioni rappresentative del proprio lavoro. Gli incontri si svolgeranno nella sala Citizens of Everywhere dedicata al più grande progetto di collaborazione tra birrifici mai creato in Europa. Qui l’elenco:

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  6. Abbinamento birra e cibo, la pizza è l’unica opzione possibile?

    alt Il legame tra lievitati e fermentati è del tutto indissolubile. Cereali, acqua e lievito insieme ad un paio di altri ingredienti peculiari avvicinano pizza e birra creando un rapporto gastronomico e culturale difficile da scardinare. Anzi, potrebbe sembrare che in Italia, in cui la cultura gastronomica è storicamente legata al vino e ai suoi abbinamenti, quello accanto alla pizza, sia l’unico spazio a disposizione della birra. In realtà, nel panorama di oggi questa associazione rischia di essere quantomeno riduttiva e anzi ci possiamo permettere di allargare un po’ questo orizzonte. Iniziamo parlando al plurale: gli abbinamenti tra pizze e birre non possono essere considerati al singolare. La varietà di farine, impasti e ingredienti fanno sì che l’abbinamento con la “classica birra bionda”, che per altro in questi termini non esiste, dato che le interpretazioni sono molteplici, non sia più sufficiente da solo. In più oggi si può tenere conto non solo dell’enorme varietà del panorama brassicolo nazionale e non, ma anche di tutte le opzioni in termini di ingredienti, ricette e preparazioni che la cucina oggi ha a disposizione. Esplorando il mondo degli abbinamenti in senso lato è necessario fare una distinzione di fondo ovvero decidere se procedere per accordo o per contrasto, o più semplicemente, tenere conto di entrambe le opportunità. Nel primo caso si mettono accanto cibi e bevande con le stesse caratteristiche gustative, nel secondo ci si pone l’obiettivo di riequilibrare il palato accostando sensazioni tattili o sapori tra di loro opposti. La riuscita di un abbinamento in ogni caso non sarà mai legata ad un’equazione matematica, ma piuttosto alla memoria sensoriale del soggetto e ovviamente alle singole preferenze. Per affrontare più nel dettaglio questo argomento, e includere piatti diversi dalla pizza, facciamo riferimento ad alcune delle diverse caratteristiche che è possibile trovare in una birra. Continue reading
  7. The Rainbow Project

    alt Un progetto partito nel 2013 da un’idea di Ryan Witter-Merithew, al tempo birraio di Siren. In questa prima edizione decise di coinvolgere 7 birrifici da ogni angolo del Regno Unito, chiamandoli a produrre una Ipa ispirati da un colore assegnato loro casualmente. Negli anni a seguire il progetto si è allargato, coinvolgendo 7 birrifici britannici in collaborazione con 7 birrifici europei nel 2014, 7 birrifici statunitensi nel 2015 e 7 birrifici neo-zelandesi nel 2016. I birrifici inglesi coinvolti sono cambiati nel corso degli anni, ma si è sempre trattato di realtà consolidate che vantavano diversi anni di attività. L’edizione 2017 ha segnato un punto di svolta, diventando l’edizione 2017-2018. Tornato il tema delle collaborazioni UK-USA, ad ogni coppia sono stati assegnati due colori: se il primo colore ha ispirato le birre proprio del 2017, il secondo è stato il punto di partenza per la nascita di birre affinate in botte, da assaggiare dunque nel 2018. Nel corso degli anni il Rainbow Project è stato sempre coordinato da Siren ed ha visto protagonisti birrifici come The Kernel (anche se solo nella prima edizione), Partizan, Wild Beer e Beavertown, accanto a grandi realtà europee come Mikkeller, Omnipollo e Toccalmatto e statunitensi come Crooked Stave e Firestone Walker. Proprio quest’anno, invece, abbiamo assistito ad un cambiamento importante, un passaggio di consegne che è anche un cambiamento generazionale nel panorama craft inglese. Nel 2019 infatti Siren passa il testimone a Left Handed Giant. Continue reading
  8. Guida a Beer Attraction 2019

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    Un appuntamento che aspettiamo ogni anno con impazienza, l’occasione per fare il punto sulla scena brassicola italiana ed europea e soprattutto un momento intenso di esplorazione che vogliamo offrire a tutti i palati.Sabato 16 febbraio si aprono a Rimini le porte di Beer Attraction e come sempre Ales&Co porterà con sé una selezione delle birre più interessanti e rappresentative del proprio portafoglio. Vi lasciamo qualche informazione per arrivare preparati a questa edizione e affrontarla nel modo giusto.

    Quest’anno il nostro stand si trova al padiglione C5, Stand 132. Troverete una selezione di più di 50 birre alla spina rappresentative della produzione di più di 20 birrifici diversi provenienti da Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Norvegia e Stati Uniti.Offrire la maggior varietà possibile è stato l’obiettivo più importante nella scelta della Tap Line di questa edizione 2019.

    I quattro ingredienti canonici alla base della birra lasciano ai birrai una grande libertà di espressione: nascono stili estremamente diversi tra loro, dalle bevute più immediate a quelle più complesse, da sensazioni di grande freschezza a note più cariche ed intense. Il nostro obiettivo è creare un luogo in cui tutti i palati possano essere raggiunti e accontentati a seconda di desideri ed inclinazioni diversi.Accanto alle spine una selezione importante di lattine e bottiglie che completeranno l’offerta dei singoli birrifici con i prodotti più rappresentativi di ogni stile produttivo.

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  9. UNIQCAN, da Stone Berlino un nuovo progetto in esclusiva per l’Europa!

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    Potrebbe essere una buona idea organizzare un Week End a Berlino nelle prossime settimane: Stone Brewing Berlin ha organizzato per tutti noi una grande festa di compleanno sabato 15 settembre, per celebrare i primi due anni in Europa! Stone Brewing, l’iconico birrificio californiano che ha dato vita alla “generazione luppolata” noto per le sue birre audaci, di grande carattere e “luppolo-centriche” conosciuto e ammirato sia per i suoi prodotti, sia per aver mantenuto nel tempo un impegno costante nel garantire ai suoi fan le migliori birre possibili sempre al massimo della freschezza. Proprio per far questo ha deciso nel 2015 di aprire una nuova sede: un birrificio a Berlino pensato per poter offrire ai fan europei birre freschissime, disponibili tutto l’anno al picco del loro potenziale. Nascono a Berlino tutte le birre della core line Stone, da Stone IPA alla graffiante Stone Arrogant Bastard a cui si aggiungono spesso nuovi progetti in esclusiva per l’Europa. Uno di questi è UNIQCAN. Con questo nome si uscono “Unique”, tutte le release sono one shot, birre uniche in quantità super limitate, e “can” in quanto è stato creato un packaging esclusivo, lattina da 0,50 lt. con uno stile inconfondibile.

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  10. Piccola fotografia sulla Norvegia brassicola

    Ah, il grande Nord! Nonostante (troppo) spesso si tenda a generalizzare agglomerando cultura, tradizioni e usanze di “quei posti freddi dove il sole tramonta alle 3” farlo con la birra potrebbe rivelarsi una questione più delicata del previsto: non c’è uno stile unico o caratteristico e le informazioni che ci arrivano sono spesso limitate (causa anche della lingua dalla difficile interpretazione?). Fino a qualche anno fa il movimento della birra artigianale era molto vivace soprattutto in Danimarca con un considerevole numero di birrifici emergenti di alto interesse, tra le quali c’era anche il “nostro” Mikkeller. Oggi, realtà come quella Norvegese, con alla base una cultura brassicola spontanea e frammentata a livello regionale con produzioni tipiche come le Harvest Ale (birre prodotte durante il raccolto) e le Christmas Ale, hanno saputo affermarsi, evolversi e creare il proprio segmento di mercato, riuscendo, tramite un percorso di sperimentazione e un’accurata selezione della materia prima a dimostrare un fortissimo potenziale e una straordinaria apertura mentale. Continue reading